La vela di Odessa – Una navigazione tra le acque e la storia del Mar Nero e dell'Egeo

La vela di Odessa

 

Mi aspetta una notte di navigazione, apparentemente la sola cosa veramente nera di questo mare.

Questo sito web racconta un libro che racconta un viaggio in barca a vela in uno dei mari meno frequentati dai diportisti: il Mar Nero. A me incuriosiva proprio per questo, oltre che per le tante ragioni che ho cercato di illustrare nelle pagine che seguono. Non è il resoconto di imprese estreme o grandi performance veliche ma la narrazione del lento navigare di un uomo curioso con tante domande dentro di sé. E se alcune di queste hanno trovato una risposta lungo la strada, il viaggio ha fatto inevitabilmente nascere altri interrogativi e offerto nuove prospettive della realtà che viviamo. E meno male, perché tornare a casa tali e quali a quando si è partiti toglie qualunque senso al nostro andare.

Cartina rotta - La vela di Odessa - Luciano PiazzaNonostante una preparazione molto accurata, sono salpato con un pizzico di timore nell’affrontare un mare per molti aspetti ancora ignoto, soprattutto per quello che riguarda l’accoglienza dei velisti stranieri. Invece ovunque, in tutti i porti, in tutte le città ho trovato cordialità e gentilezza da parte delle persone, spesso incuriosite dal fatto che un italiano, da solo, fosse arrivato fin là con una piccola barca a vela.

Già, nei posti dove il turismo, di massa o meno, non ha ancora devastato le coste e l’anima delle persone, capita ancora che un’imbarcazione da diporto venga accolta con gentilezza, quasi con familiarità. Non che pretenda di essere atteso sul molo con corone di fiori e ceste di frutta come nella più fasulla iconografia nautica, ma è innegabile che spesso nei porti nostrani è la scortesia il biglietto da visita che si riceve quando si porgono le cime. I greci chiamano filoxenìa l’atteggiamento benevolo nei confronti dello straniero; l’esatto contrario della xenofobia. Il Mar Nero – e ancora di più l’Egeo – dimostra come anche in posti del mondo non del tutto sperduti possa ancora essere riservata un’accoglienza benevola a chi arriva dal mare.

Sono partito da Poros, piccola isola non distante da Atene, e ho navigato lungo il Mar Egeo, i Dardanelli, il Mar di Marmara e il Bosforo, prima di arrivare in Mar Nero. Ho cercato di raccontare sia la preparazione del viaggio che le tappe per giungere a Odessa, con tutte le emozioni che una rotta così lunga può offrire, compresa la risalita del Danubio per un breve tratto. Poi, lentamente, verso casa, percorrendo a ritroso la lunga rotta per rientrare a Roma.

Il titolo fa il verso a La mela di Odessa, una canzone degli Area, un gruppo rock italiano degli anni Settanta, in cui si narra la vicenda di un pittore dadaista di nome Apple che, nel 1920, ha dirottato una nave tedesca per andare a Odessa e l’ha poi regalata ai sovietici che, in pieno fervore rivoluzionario, l’hanno fatta esplodere. Ignoro se si tratti di una storia vera o di fantasia, ma quel titolo mi ronzava nella testa da decenni e ho voluto in qualche modo omaggiarlo.

Per diverse ragioni, dopo due libri con un editore importante, ho scelto di autopubblicarmi. Avevo voglia di fare questa esperienza, di essere parte attiva anche nel lavoro di produzione del libro. Non è semplice, soprattutto se si vuole arrivare a un prodotto di livello professionale.

Il Mar Nero, comunque, non è affatto nero, anzi è molto affascinante ed è una miniera inestinguibile di curiosità storiche e spunti per arricchire il proprio bagaglio di conoscenze, anche nautiche. Perché è un crogiolo di umanità varia e variegata, un barlume di speranza contro l’omologazione globale del nostro tempo.